Hayao Miyazaki si è imposto come il re dell'animazione
giapponese, quello che viene odiosamente etichettato come il "Walt Disney nipponico". Perché? Ciò che li accomuna è solo ed esclusivamente la fama. A differenza di Walt Disney, le storie di Miyazaki si dipanano lentamente fra realtà dell'immagine e metafore, offrendo fenomenali panoramiche sui paesaggi. I suoi personaggi sono rubati al sogno e alla fantasia e si sbizzarrisce a tal punto da raggiungere vette di qualità intoccabili per un film d'animazione. Attuale, lontano dalle facili ideologie, antimilitarista, raffinato, melodrammatico e sentimentale, grande intrattenitore di tutti, sociale, anche noi occidentali abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo, di celebrarlo, di applaudirlo e di dedicargli tributi, collocandolo fra le più grandi personalità dell'animazione del pianeta. Le ragioni stanno nella sua semplicità e nella chiarezza delle sue fiabe che sono coinvolgenti, emozionanti struggenti in certi momenti. In esse troviamo tutte le tematiche a lui più care: dai temi naturalistici e ambientalisti, alla critica al progresso senza freni, passando per il pacifismo più tenace e convinto. Ciò che lui racconta colpisce l'emotività e non la razionalità delle persone: è come se il disegno entrasse in circolo, nel cuore e nel cervello dello spettatore, e non andasse mai via. Di fronte a un film di Miyazaki, non siamo mai di fronte a una semplice favola di stampo disneyano. Ci sono valori, magia, crescita, rappresentazioni a volte crudelmente realistiche, ma ricche di filosofia, spiritualità, poesia tipiche del popolo del Sol Levante. Tra i suoi film più famosi
La principessa Mononoke è stato pluripremiato in Giappone;
La città incantata ha vinto l'Orso d'Oro al Festival di Berlino, nonché l’Oscar per il miglior lungometraggio di animazione
nel 2004.Nel 2005, inoltre, il Festival di Venezia gli dona il Leone d'Oro alla carriera.